Il colpo di tacco, di Gian Carlo Fantò

E’ un racconto molto particolare quello che Gian Carlo Fantò ci regala col suo romanzo d’esordio, un racconto che porta l’affascinante e misterioso titolo de Il colpo di tacco, Buendia Books (ma chi ama il calcio non faticherà a comprenderne il significato).


In realtà il calcio ha poco a che fare con la vicenda, anche se è su un campo di calcio che tutto inizia, nel 1973, con una sequenza molto cinematografica ed estremamente simbolica. Ha invece molto a che fare con la vicenda la musica, che non è solo colonna sonora del racconto ma inevitabile e indissolubile protagonista.

Matteo racconta. La sua vita, quella di Joe e quella di Guild. Amici da sempre, amici per sempre. Loro tre e la musica. Intorno a loro ruotano un’infinita varietà di personaggi. Tanti quanti se ne incontrano in una vita che ha il palcoscenico come palcoscenico (non ho sbagliato, volevo scrivere proprio così). Tante donne, soprattutto. Amori che vanno e vengono, che fanno dei giri immensi e poi ritornano, che si affacciano per un istante e poi svaniscono. Amori accennati e amori mai nati. Amori che avrebbero potuto essere e non sono stati. Amori che si traformano in amicizie e amicizie che si trasformano in amori. Amori predestinati. Storie di uomini e di donne che si intrecciano e si scambiano.

Il romanzo ha una curiosa struttura e tre partenze. La prima negli anni 70, la seconda nei 90, la terza nel 2023… appena oltre l’oggi. Le storie poi cominciano a rincorrersi, i personaggi a inseguirsi e a ritrovarsi, fino ad un finale in cui inevitabilmente la vicenda si chiude e i buchi temporali vengono saldati definitivamente.

Ma nella storia raccontata da Fantò c’è tanto altro. C’è la droga degli anni ’70, l’India del decennio successivo, l’Olanda e Israele. C’è Torino, casa dove tutto torna. C’è la musica, che è il porto sicuro. Ci sono i vuoti neri di Matteo, simbolici o premonitori che siano. C’è il 19.

C’è soprattutto la storia di una vita (o di tre vite, se preferite) raccontata con tutto l’animo di chi quella storia ha bisogno che finisca in un libro non tanto perchè altri la leggano, ma perchè all’interno di sè non ha più spazio per farla riposare.

Qui ho intervistato Gia Carlo Fantò.

Leave a Comment

Powered by WordPress | Deadline Theme : An Awesem design by Orman