Panico a Milano, di Gino Marchitelli

Affonda le radici in un passato mai risolto il nuovo giallo di Gino Marchitelli, Panico a Milano, RedDuck Edizioni. All’indomani dell’8 settembre 1943 una strage nazista insanguina le coste del lago Maggiore dalle parti di Verbania. I responsabili non verranno mai puniti e molti di loro hanno continuato più o meno sereamente la loro vita, cambiando vita e spesso nazione.


E’ una situazione abbastanza tipica di quel periodo e ancora oggi difficile da digerire per chi ha sete di giustizia. Dall’episodio di Verbania, reale e documentato, Marchitelli prende spunto per la nuova avventura del professor  Palermo.

Tra il milanese e il verbano, siamo nel 2012, una serie di delitti, spesso con modalità atroci, di anziani si verificano senza apparente collegamento. La polizia indaga senza grandi speranze e sarà proprio lo storico Palermo e tirare le fila e risolvere il caso indagando più sul passato che sul presente.

Panico a Milano non è strutturato come un giallo classico, ma con una narrazione molto interessante che ci mostra un anziano e misterioso personaggio che sceglie un suo erede per un compito molto delicato a cui si è dedicato per tutta la vita. Da qui parte la vicenda che diventeà sempre più tesa e avvincente, entrando – ora sì – nel giallo vero e non disdegnando momenti crudi e impietosi.

Alcuni passaggi decisamente tosti rendono bene l’idea del dolore, dell’orrore e dell’impossibilità del perdono. Ci si muove e si riflette su vendetta e giustizia, su orrori ed errori, su un passato che spesso si è preferito nascondere, dimenicare per andare avanti, lasciando irrisolti tanti, troppi misteri. E spesso coprendo orrori che non erano nemmeno più misteriosi.

Il libro è molto nero e chi legge fatica a staccarsi. E’ poi avvincente e sorprendente nel suo finale. Insomma è un ottimo romanzo senza dubbio. E’ però anche molto di più.

Con foto, introduzioni, riflessioni e soprattutto con un’appendice che è una precisa ricostuzione storica, Marchitelli ci invita a non dimenticare, ad approfondire, a cercare giustizia e verità per episodi lontani nel tempo ma talmente dolorosi che è impossibile lasciare sopiti con la polvere sotto il tappeto.

Nell’eccidio del lago Maggiore vennero uccisi, con modalità spesso inumane, 57 persone. Si tratta della strage nazi-facista numericamente più vasta in Italia dopo quella delle fosse Ardeatine. Leggere in appendice le storie delle vittime, dei responsabili di quelle stragi, delle sentenze inaccettabili che seguirono ravviva ferite che il popolo italiano non può ritenere chiuse, fa crescere la rabbia, il senso di impotenza e la voglia di giustizia. Il minimo, proprio il minimo, che possiamo fare è far conocere queste storie alle nuove generazioni.

Per chi vuole approfondire ancora, ho intervistato Gino Marchitelli.

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