Torino tamarindo, di Ivano Barbiero

Siamo nella Torino degli anni ’60, un’estate calda in cui il commissario Aldo Piacentini è costretto ad affrontare un caso di cui farebbe volentieri a meno. Torino tamarindo, Fratelli Frilli Editori, è il ritorno di Ivano Barbiero e del suo commissario.


Questa volta Piacentini, che già avrebbe più di un problema nella sua vita privata, si trova alle prese con un corpo mummificato (o forse qualcosa di peggio) scoperto nei sotterranei, negli infernotti della chiesa dei Santi Maurizio e Lazzaro a Torino. I torinesi sanno che non si tratta di una chiesa qualunque. Ha infatti sotterranei profondi e articolati e si fonde con la struttura del vecchio ospedale Mauriziano. Un luogo insomma che nasconde fascino e mistero a profusione, proprio nel centro del capoluogo sabaudo.

Da quella mummia parte un avventura che porterà il lettore a seguire il commissario nelle sue deduzioni, nei suoi incontri, nei suoi errori. Ma anche ad incontrare personaggi che ha già avuto il piacere (o il dispiacere, a seconda del soggetto) di incontrare nel precedente Il guardiano dei cavalieri.

Pian piano Barbiero ributta nella mischia i personaggi del suo primo romanzo, tanto che ad un certo punto ci si rende conto di trovarsi in realtà in un vero e proprio seguito di quello. Tuttavia, per chi non lo avesse letto nessuna paura, Torino tamarindo regge perfettamente anche come romanzo autonomo.

I lettori (preparati o meno) si troveranno comunque in una spirale di mistero, di intrighi con radici lontane e profonde. Siamo nella Torino magica, delle sette, dei sotterranei e dei segreti più reconditi. Omicidi, doppie vite, preti che scompaiono di notte, giovani ragazze che si buttano nel Po, giganti che ritornano dalla Spagna lì dove la loro vita è più rischio. Davvero c’è un po’ di tutto, in un intreccio che il nostro commissario e i suoi aiutanti dovranno cercare di sbrogliare senza rimanere invischiati e senza lasciarci le penne.

La prosa coinvolgente di Barbiero (che si diverte anche a trasformarsi in uno dei suoi personaggi) aiuta a scorrere passo dopo passo la vicenda lasciando al lettore l’unica fatica di godersi il racconto.

Trovate qui la mia intervista con Ivano Barbiero.

 

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